Reperti di memoria che irrompono come squarci di luce nella opacità spessa e rappresa della consuetudine del presente. La potenza del ricordo quale forza rigeneratrice di felicità passata e perduta per sempre. Il vissuto del ieri, disperso dalla brezza sottile del tempo, si fa pure specchio spietato del nostro essere oggi. Si guarda indietro per capire se stessi ora, e proprio in questa necessità di vincere l’oblio trova forse senso e significato il pensare in scrittura. Fabrizio è un uomo di mezz’età, reduce da un doloroso divorzio e costretto ad una vita da single, monotona e ripetitiva, scandita dal lavoro di avvocato affermato e dagli abusati convenevoli sociali. Rifuggendo ogni legame stabile, placa la noia abbandonandosi fra le braccia accoglienti di donne amorevoli, nella ricerca del tripudio del puro piacere carnale. Ma un tarlo da qualche tempo lo rode: il ricordo di una donna di nome Clelia, misteriosa, eterea, impalpabile, quasi un fantasma che abita le sue notti insonni e solitarie; una donna conosciuta ed amata appassionatamente vent’anni prima a Firenze e poi scomparsa senza lasciare traccia. Fabrizio, travolto da un muro di nostalgia, decide di ritrovarla, forse per potersi riappropriare del furto patito nella sua giovinezza oramai perduta, dove ogni parola costituiva una promessa e ogni gesto un sigillo d’amore. Inizia un’indagine appassionante e incalzante, nel corso della quale, fra incontri con personaggi ambigui e inquietanti – quasi spettri pallidi e impalpabili giunti dall’aldilà – e indizi sempre più attendibili, si profila l’esistenza di una cellula di terroristi di varie matrici ideologiche pronti a commettere un attentato spettacolare. Carotti conduce il lettore per mano – pure grazie ad una felice sintesi fra una scrittura agile e asciutta di impronta contemporanea e una dinamica narrativa che attinge ai maestri dell’Ottocento – in un appassionante e avventuroso viaggio attraverso il lato oscuro della nostra società per giungere all’inaspettato finale dove il bandolo della matassa si scioglie secondo una concatenazione di fatti dalla logica ben solida e consequenziale. Al suo interno i personaggi si muovono come in una scacchiera, in accordo con la geometria del rigore imposto dalle regole della buona letteratura e il destino di Clelia, fra mille misteri, sarà alla fine svelato, probabilmente. (Francesco Magris)
Autore
Gianni Carotti è nato a Cremona a fine agosto del ’44, in piena “guerra civile”. Benché avesse conseguito la maturità classica, si è laureato – forse per colmare un vuoto di conoscenza o più semplicemente per improntitudine giovanile – in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano, avendo frequentato il biennio propedeutico a Pavia, dove è stato alunno dell’Almo Collegio Borromeo. La letteratura e la frequentazione dei letterati sono però stati un suo chiodo fisso e così a sessant’anni suonati, dopo aver molto letto ed ascoltato, ha avuto l’arroganza di pubblicare il suo primo romanzo “Glicini e sangue” ( ed. Ibiskosos), cui hanno fatto seguito la raccolta di racconti “L’occhio di Samuele” e la saga familiare “Queste ombre lunghe” – un affresco storico tra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX – entrambi editi da Campanotto. Ora si aggiunge questo “noir” la cui vicenda si snoda tra Piacenza, Milano e Firenze, passando dal Medio Oriente e dall’Afghanistan.