Giorgio Gavina, vercellese autore di “L’uomo del bene e del male“, risponde alle nostre domande, svelando particolari inediti sul suo noir e sulla sua passione per la scrittura. Impiegato in un’azienda leader nel settore della produzione e commercializzazione di piscine, Giorgio viaggia molto per il suo lavoro e proprio il contatto con la gente e i periodi lontano da casa hanno ispirato in lui il desiderio di dedicarsi alla lettura, partendo fin da subito con un romanzo forte e sconvolgente.
- Come è nata la tua voglia di scrivere romanzi? C’è sempre stata o è arrivata a seguito di un evento particolare, un episodio importante della tua vita?
Sono sempre stato un’anima inquieta, sempre alla ricerca di hobby attivi. Per attivo intendo, per esempio, chi suona e non chi ascolta: seppure anche questi ultimi si definiscono spesso appassionati di musica, come si definisce sportivo chi guarda le partite in tv.
- Come è nata l’ispirazione per “L’uomo del bene e del male”?
Guardando tra la gente, leggendo i giornali e guardando la tv. L’uomo del bene e del male è in tutti i suoi aspetti l’uomo di oggi.
Tutto questo messo assieme. Quando mi viene in mente una trama la stendo per punti. La lascio lievitare, la amplio mentalmente e inizio a scrivere seguendo lo schema. Nel riportarli nero su bianco, i concetti prendono forma. Steso il tutto, rileggo e aggiungo le sfumature.
- Hai riti propiziatori/abitudini legate alla scrittura? Per esempio, scrivi sempre in una stanza precisa e in un preciso momento delle giornata?
Scrivo poco per motivi di tempo e spesso lo faccio in treno, aereo, in qualche hotel.
I thriller in generale, Giorgio Faletti su tutti. Sarà che lo porto con me dall’adolescenza, seppur per motivi diversi. E poi era piemontese e aveva un bellissimo nome!
- Consigli per gli aspiranti scrittori
Cercate un buon editor.
- Con Parallelo45 hai pubblicato il romanzo noir “L’uomo del bene e del male”; puoi riassumere la storia al centro del libro, per i lettori che ancora non la conoscono?
Il romanzo racconta i problemi coniugali di un manager di quarant’anni attraverso il rapporto conflittuale che aveva con suo padre e l’amore viscerale che ha per il figlio. Un giorno, il vicino di casa uccide il suo gatto – o almeno i sospetti lo inducono a pensare questo; quel gatto, trovato mentre si trovava con la moglie, nei primi giorni della loro frequentazione, è per lui il simbolo della loro unione. Questo fatto lo porta a compiere il primo omicidio. E quando Giacomo capisce quanto sia facile eliminare le persone che gli intralciano la strada, inizia a vendicarsi di una serie di persone, sino ad arrivare al suo migliore amico… Il romanzo è ricco di vicende e racconti paralleli, che iniziano dalla fanciullezza di Giacomo sino ad oggi. Il finale sorprenderà i lettori.
- Il protagonista di “L’uomo del bene e del male” è Giacomo Fabbris, manager quarantenne affascinante ma con una adolescenza traumatica alle spalle. Nella creazione del protagonista ti sei ispirato a qualcuno di reale?
Mi sono ispirato al trauma di tanti miei coetanei che hanno vissuto la separazione dei genitori e si sono separati a loro volta.
- La struttura del romanzo è un alternarsi di presente e passato, rivissuto dal protagonista nel corso di un percorso psicoterapeutico. In questo complesso intreccio strutturale, ti sei ispirato a qualche romanzo o autore particolare?
In questo senso non ho riferimenti. La storia è uscita in questo modo… Come canta Vasco: “son come i fiori, nascon da sole e sono come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta perché poi svaniscono e non si ricordano più”. Lui si riferisce alle canzoni, ma a me capita con i racconti: se non li annoto subito, certi concetti scappano.
- Chi è la prima persona a cui hai fatto leggere il libro?
Un’amica che di mestiere fa l’avvocato. Una lettrice incallita.
- Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già un’idea per il prossimo romanzo?
Ne stavo scrivendo uno. I miei tempi sono molto lunghi, poi a fine settembre ho avuto un grave incidente di auto. E così sto scrivendo ciò che ho vissuto in quei giorni e non solo. Una biografia. Finita questa, tornerò al thriller in sospeso.