Enrico Faggioli non ama definirsi un autore “noir”, ma deve a tale genere narrativa la popolarità raggiunta. La saga del Commissario Boschi ha conquistato nel corso degli anni un pubblico sempre più numeroso ed entusiasta. Nato a Piacenza nel 1961, ha esordito nella letteratura cimentandosi nel difficile terreno del racconto breve. Un approccio felice e gratificante, culminato in una serie di premi e riconoscimenti letterari quali, ad esempio, il Premio Giovanni Guareschi. Proprio con una raccolta di racconti ha inizio il suo connubio con la casa editrice Fabrizio Filos, che non ha più abbandonato dal 2002, anno di uscita del suo primo libro La donna dipinta. Seguono La sindrome di Spartacus, Zanne, Il cantastorie nel 2004, L’Etrusco, Il tango delle figlie morte, Sangre de Cristo nel 2006 e, infine, Clandestina (2007).
Come testimonia il successo di pubblico sin qui ottenuto, scrivere thriller gli riesce particolarmente bene. Le situazioni che descrive nei suoi libri non contribuiscono certo a rendere questo autore un personaggio rassicurante, ma i lettori possono stare tranquilli in merito alla sua sanità mentale. D’altronde, come egli stesso afferma: “Malgrado quello che scrivo, non sono uno psicopatico. Lo comprova il fatto che, dopo vent’anni di matrimonio, mia moglie è ancora viva e vegeta.”