Esistono alcune circostanze tali per cui è possibile parlare di libri passando attraverso canali diversi rispetto a quelli strettamente legati all’editoria; è questo il caso di una importante ricorrenza che, coinvolgendo l’universo femminile, ci dà lo spunto per raccontarvi la trama di un paio di romanzi presenti nel nostro catalogo.
Storie che hanno al centro il bruciante sentimento amoroso ma che nascondono tra le proprie pagine traboccanti di passione anche profondi e intramontabili drammi quali l’incomprensione, l’indifferenza e la violenza fisica e mentale.
Il 3 novembre 1914 una ricca ereditiera newyorkese di 19 anni, Mary Phelps Jacobs, deposita il prototipo da lei realizzato del primo Backless Brassiere, antenato del nostro reggiseno.
Realizzato con due comuni fazzoletti cuciti insieme da nastri di raso rosa, il primo reggiseno fa il suo ingresso in società indossato davanti ai media dell’epoca che provvedo all’immediata diffusione della notizia: finalmente, era concesso alle donne di non rinunciare alla bellezza limitando i disagi che corsetti e stecche di balena avevano inflitto al loro corpo fino a quel momento.
Mandami un mess@ggio, pubblicato nel 2016, racconta la storia di Anna, una giovane sposa che si trova a convivere con un segreto più grande di lei e con cui fa a pugni ogni giorno: la verginità. Questa condizione non fa altro che aumentare il disagio di Anna, la quale percepisce di essere diversa da tutte le altre donne che sembrano vivere su un pianeta che non è il suo. La sua mente la imprigiona in una paura folle della prima volta ed ella tenta di reagire a tutto questo aprendo il proprio cuore a un uomo conosciuto in chat. Di lui non sa nulla se non che si chiama Alessandro, ciononostante presto Anna avrà modo di incrociare il proprio sguardo con quello di lui, fino al punto di lasciarsi andare alla passione. Tra i due nasce un sentimento profondo, una storia che cambierà la vita a entrambi nel momento in cui scopriranno che il vero amore è più forte di qualsiasi ossessione.
Era la prima volta. Ricordo di aver visto le mie ovaie e il mio utero in un monitor. Non sapevo nemmeno distinguerle, c’era solo un’immagine in bianco e nero. È tutto a posto, mi aveva detto. Certo, ho pensato, sarebbe facile se fosse soltanto questo, un liquido fresco sulla pancia, una sonda che te la sfiora e ti fa quasi il solletico. Ma non era affatto così. O meglio, non lo era affatto per me. Ero certa, come lo sono adesso, che qualsiasi donna al mondo tra i 14 e gli 80 anni fosse stata normale. Non importava se si trovasse in Brasile, in Finlandia oppure in Nuova Zelanda, perché le donne per me erano una parte dell’umanità compatta alla quale io non appartenevo del tutto, un universo pieno e rigoglioso di cui mi sentivo uno specchio distorto.
Metallo in bocca, di prossima uscita, tratta invece il tema della violenza sulle donne assurgendo a protagonista Sofia, giovane cameriera in un locale della città di Bologna poco distante dal luogo in cui è impiegato l’affascinante Riccardo. Dopo un primo incontro, tra i due scatta la scintilla dell’amore che li travolge e li trascina l’una tra le braccia dell’altro in poche settimane. La storia che ne nasce è intensa e totalizzante ma Sofia ha poco più di vent’anni e questa condizione le fa apparire il mondo come se fosse un parco giochi. La voglia di libertà di Sofia e la gelosia di Riccardo porteranno al deterioramento della bellezza del loro rapporto che sfocia nella violenza, negli schiaffi, nelle percosse, nei lividi, nello stupro. Tornare indietro sembra impossibile, l’unica scelta che Sofia può prendere è morire e rinascere. Una nuova vita, un nuovo nome: Veronica.
Questa è la triste storia di una ragazza morta in giovanissima età. Lei era bella, florida. Era un animale strano. Probabilmente era stata un animale in un’altra vita, reincarnatasi da un gatto o da una ninfa, aveva questa incredibile aura che stregava gli altri, gli uomini in particolare. Ebbene, questa giovane donna conobbe, dopo una vita contorta e impegnativa, un isolano venuto dal mare.