Pochi giorni fa, Emma Fenu di Passione Lettura ha intervistato la nostra scrittrice Silvia Lorusso, autrice del romanzo “Giulia, una donna fra due papi”.
“Ci sono incontri costruiti su poche parole.
Cara Silvia, sono estremamente onorata di poterti intervistare per Passione Lettura. Sono sicura che il nostro dialogo sarà ad ampio raggio, ma con dei pilastri ben visibili. Come definiresti il panorama artistico e letterario femminile dei nostri giorni? Quali sono gli elementi che lo caratterizzano?
Grazie Emma, sono felice di poter interagire con te. Indubbiamente è un panorama ricco di spunti e molto variegato. Le donne hanno più facilità di accesso rispetto a una cinquantina di anni fa, per non parlare addirittura dei secoli scorsi. Ma, anche se è più facile fare il proprio ingresso nel mondo dell’arte e della letteratura, in alcuni ambiti la discriminazione di genere esiste ancora, purtroppo.
Nello specifico, nel mondo artistico sussistono delle roccaforti maschili evidenti come nella regia e nelle direzioni artistiche teatrali. Nell’ambito del Convegno Nazionale “L’Arte delle Donne” queste problematiche sono state sviscerate da parte delle artiste. Nel mio intervento ho evidenziato come in realtà il teatro, ancora oggi, sia di genere: nelle programmazioni delle stagioni infatti sono pochi i nomi di donne alla regia, per non parlare delle direzioni artistiche!
All’estero le cose sono diverse: in Francia ad esempio la Ministra delle Pari Opportunità, Najat Vallaud-Belkacem, ha lanciato la proposta di applicare delle quote rosa per la direzione dei teatri stabili, adducendo che l’80% dei teatri stabili è diretto da uomini e non da donne.
In Italia la situazione è peggiore, si contano sulle dita le donne che hanno un ruolo decisionale nell’arte e le nostre commissioni delle Pari Opportunità non affrontano questo tipo di situazioni. Esiste da parte delle donne una maggiore consapevolezza di sé per coltivare le proprie passioni artistiche e perseguirle, ma pochi i traguardi che permettono loro di avere un peso nelle scelte direzionali che possano conferire una vera autorevolezza.
Circa la letteratura, il panorama, dal mio punto di vista, è ricco di fermenti, ma è difficile trovare scrittrici che abbiano uno spessore culturale che influenzi anche il pensiero politico e sociale. Escono bei libri, belle storie, senza dubbio… ma non ci sono figure che abbiano questa forza, e se ci sono non hanno i mezzi per farlo.
Naturalmente si tratta di una mia opinione, ma difficilmente le scrittrici, anche quelle che hanno un nome famoso e sono edite dalle grandi case, hanno una caratterizzazione intellettuale che interagisce con l’opinione pubblica. Non ci sono figure come Oriana Fallaci, Christa Wolf, e, nei tempi passati, come Virginia Woolf, Simone de Beauvoir, Simone Weil etc. che esprimevano le loro opinioni sui giornali interagendo con la politica e il sociale. Credo che molto sia dovuto alla commercializzazione della scrittura e a una globalizzazione imperante, che fagocita tutto, anche il pensiero che, quando c’è, si confonde poi con tutto il resto.
Hai citato scrittrici non più viventi. Facciamo un salto nel tempo ancora più a ritroso: le grandi donne del passato in che misura rivivono in quelle di oggi? Ne siamo degne eredi?
Le grandi donne del passato sono alla base della nostra modernità. Senza donne che hanno dimostrato di possedere intelligenza, coraggio, dignità come Artemisia Gentileschi, Matilde di Canossa, Ildegarda di Bingen e, fra le letterate, Virginia Woolf, Edith Stein, Marina Cvetaeva etc. noi non avremmo compiuto il percorso che ci ha portato fino ad oggi.
Io credo che possano rivivere in noi nel momento in cui abbiamo il coraggio di prendere delle decisioni difficili, ogni volta che perseguiamo degli obiettivi con forza e determinazione, e che non ci lasciamo sopraffare da chi esercita un potere nei nostri confronti, ma che al contrario lottiamo per la nostra dignità.
Sull’essere degne eredi ho invece qualche remora. A volte noto da parte delle giovani donne di oggi un atteggiamento di remissione o di adeguamento nei confronti degli uomini che hanno accanto, o in alcuni casi superiori nel campo lavorativo.
I casi di femminicidio ne sono un tragico esempio. Per solitudine, problemi economici, mancanza di fiducia in se stesse etc., accettano situazioni di prevaricazione fino a giungere in alcuni casi al tragico epilogo.
Ho la sensazione che si siano offuscati i principi di dignità e di valore della persona, per non parlare poi della parola femminista che sembra
abbia addirittura assunto il significato di una parolaccia! E pensare che proprio grazie alle suffragette abbiamo ottenuto il diritto di voto e la strada aperta per una serie di diritti che ci erano negati, tra cui quello all’istruzione. Ecco, consiglierei a molte donne di interessarsi alla storia e alle sue protagoniste, per capire meglio chi siamo e con quanta fatica hanno dovuto lottare le nostre nonne ed antenate per potere decidere del proprio destino.
Non posso non sposare la gratitudine, che hai ben espresso, verso donne che “ieri” hanno reso possibile il nostro “oggi”, un “oggi” che richiede impegno e coraggio per un “domani” migliore.
La protagonista del tuo romanzo, Giulia Farnese, che tipo di donna è? Che ruolo ha avuto nella Storia?
Giulia Farnese era una donna solare dotata di una grande personalità. La sua storia mi ha colpita in profondità, nelle vicende che l’hanno caratterizzata ho colto una serie di elementi riconducibili a molte altre storie di donna vissute in quell’arco temporale: il totale dominio della famiglia, il potere decisionale degli uomini, l’uso della persona come moneta di scambio per l’acquisizione di potere e benefici.
Nel mio romanzo il suo personaggio è affrontato dal punto di vista prettamente femminile, interiore, cercando di immaginare e di vedere le cose dal suo punto di vista e non all’ombra dello sguardo dei “grandi” al potere che la circondano. Infatti il mio intento è quello di ritrarla oltre il mito della Sponsa Christi, dipingendo un ritratto inedito e profondo di una figura femminile al centro di intrighi e trame di potere, che non si è sottratta al proprio destino, ma l’ha voluto vivere da protagonista e non da vittima.
Era una donna bellissima, molto elegante e raffinata, dotata di una intensa umanità. Ceduta adolescente dalla famiglia, il ducato dei Farnese, al cardinale, e poi papa, Rodrigo per ottenere l’ingresso al potere romano, lei è riuscita a non farsi annientare, resistendo e preservando la propria dignità e la propria sensibilità. Nessuno degli uomini che la possedevano, per folle desiderio, diritto familiare e legame coniugale (il cardinale e poi papa Rodrigo Borgia, l’ambizioso fratello Alessandro futuro papa Paolo III, il marito per procura conte Orso Orsini) ha potuto spezzarla.
Inoltre, ha protetto con il suo affetto Lucrezia Borgia, che aveva solo cinque anni meno di lei, e pur essendo la donna più bella e potente della Roma del periodo, appena poteva si isolava dalla vita di corte coltivando il suo unico amore, quello per sua figlia Laura. Una cosa che mi ha colpita tra le altre della sua vita, riguarda il testamento. A quel tempo le donne difficilmente potevano fare testamento, ebbene: Giulia Farnese lo fece lasciando ogni suo avere alla amatissima figlia Laura, mentre al fratello Alessandro Farnese, artefice della vendita di Giulia a Rodrigo Borgia, al fine di intraprendere la carriera ecclesiastica, cosa che gli riuscì proprio grazie alla sorella diventando in seguito papa Paolo III (il pontefice passato alla storia per la Controriforma e istitutore dell’Ufficio della Santa Inquisizione), lasciò solo un mobile: il letto matrimoniale “in cui aveva giaciuto per favorire la sua ascesa”.
Queste parole mi sono arrivate mi hanno emozionata spalancando una porta su chi fosse veramente Giulia Farnese, facendomi seguire un percorso di conoscenza attraverso gli archivi storici e la riluttanza del vaticano.
Infine, Silvia, tu che donna sei? Sicuramente eclettica e passionale, capace di attrarre con le tue riflessioni sincere e limpide, ma c’è dell’altro di te che vuoi svelarci?
L’hai detto tu: eclettica e passionale. Amo l’arte e la scrittura da sempre. Ho una grande curiosità che mi spinge verso l’arte in tutte le sue forme e la scrittura. Ho lavorato come giornalista, a La Nazione, La Repubblica etc. ed è stata un’ottima palestra per la scrittura. Amo il teatro e mi emoziono quando i personaggi prendono vita sulla scena, direttamente dalla mia penna assumono forma e colorano con i suoni le mie parole. Mi piace conoscere le persone, ma amo anche poi rintanarmi fra le mura della mia casa in compagnia di mio marito e del mio cagnolino. Mi accontento di poco: un buon libro, un buon film, un bello spettacolo o una bella passeggiata. Sono attratta dalla storia e dalle sue protagoniste e spesso ne immagino i periodi, i luoghi, i costumi. In Giulia ho descritto quella che viene considerata come arte minore: i gioielli, le acconciature, i vestiti, le scarpe del Cinquecento. Mentre mi immergevo nelle ricerche osservavo i ritratti del tempo, sognando di indossare uno di quei meravigliosi abiti.”