Rientrati nella nottata dalla kermesse di Roma, Più Libri Più Liberi 2013, si mettono insieme le idee e le impressioni, anche grazie alle 6 ore di auto, con nebbia, che c’hanno visti rincasare all’alba praticamente nonostante fossimo riusciti a partire entro le 21 di domenica sera.
Siamo abbastanza soddisfatti: naturale come non si potesse recuperare il costo della fiera, eccessivo ed obiettivamente esagerato. Eccessivo ed esagerato perché non si può mettere nella condizione un piccolo editore, un piccolo “artigiano” della letteratura di spendere 1200 euro più IVA, più vitto e alloggio per tutte le persone necessarie.
Eccessivo perché la fiera aveva un biglietto d’entrata. Un qualunque visitatore, già in partenza, doveva sobbarcarsi 6 euro. Molte delle motivazioni di acquisto libri già cadono.
Esagerato perché a pari prezzo, la posizione dello stand è ALTAMENTE DISCRIMINANTE: basta visitare l’evento per capire come gli stessi stand da 6 mq nei corridoi lunghi, rispetto alla pietosa posizione che ci è stata assegnata, fossero nettamente avvantaggiata a causa dei flussi di movimento che il pubblico prendeva. E v’assicuro, abbiamo mandato l’iscrizione il giorno stesso d’apertura da parte della gestione clienti fiera.
Tutto questo, sia chiaro, vale anche per Torino. Probabilmente alcuni di voi penseranno che, essendo eventi di rilevanza nazionale, sia giusto così, ci siano costi, ecc. Probabile. Ma chi ne esce danneggiato è il piccolo editore con poche risorse, guarda caso. PROPRIO QUELLO CHE DOVREBBE TRARRE VANTAGGIO da eventi simili.
Parliamo anche di piccoli e grandi. Marcos Y Marcos, per esempio, faceva pagare i suoi libri a prezzo pieno. PIENO. 17 Euro. PIU’ DI QUELLO CHE PAGO ONLINE, E IN LIBRERIA, oltre ad aver sempre pagato il biglietto d’ingresso. Eppure… tanta gente che li acquistava. Allora non è vero che mancano i quattrini?
Critiche e polemiche a parte, ci siamo divertiti. Abbiamo ottenuto un risultato discreto, soddisfacente, anche se abbiamo potuto toccare con mano quanto la narrativa sia sempre più ignorata dai lettori di questo genere, lettori che penso si siano livellati verso il basso grazie all’offerta scadente attuale, dedicandosi quindi solo ai libri “pubblicizzati” e senza voglia di scoprire nuovi autori. Al contrario i generi settoriali continuano a vendere, paradossalmente più che un romanzo. E’ un dato di fatto, gli amanti di generi particolari (western, storici, per esempio) sono sempre molto interessanti, curiosi, e affamati di novità: i “narrativomani” invece… sfogliano distrattamente e svogliatamente per poi riporre il libro ed uscire senza libri.
Una fotografia che fa riflettere.